Il General Manager della NIC Gianluca Tomasi Professionalità nella vita e spirito di squadra
di Redazione
Tra gli “ingredienti” che ha sempre utilizzato nella sua vita, prima come studente adolescente all’Alberghiero, poi come giovane Cuoco e vincitore già dalle prime competizioni e, infine, oggi con la sua apprezzata esperienza anche di imprenditore, competitiva e professionale, sicuramente c’è la costanza, un elemento che considera molto prezioso. Lui è Gianluca Tomasi, Chef veneto riconfermato come General Manager della Nazionale Italiana Cuochi, ruolo che ormai da anni sta portando avanti con la professionalità che lo contraddistingue e senza mai dimenticare che la vera ricchezza di un team è il gioco di squadra.
D: La nomina a General Manager della Nazionale Italiana Cuochi significa essere investito di una grande responsabilità. Al di là della gioia e dell’onore di tale incarico, come sta pianificando questi anni di forte impegno che la attendono e che già sono in atto?
R: È sicuramente un incarico di grande responsabilità e impegno. In questi anni praticamente non mi sono e non ci siamo mai fermati. Gli impegni sono molti nei tre Compartimenti e, grazie al lavoro dei responsabili e di tutti i componenti, siamo riusciti a portare a temine tutti gli impegni programmati. Ora, nel Compartimento Gare ci stiamo preparando per importanti competizioni che ci attendono.
D: Oggi la ristorazione sta cambiando molto rapidamente. Anche il settore che lei è stato chiamato a guidare e coordinare chiede risposte sempre più concrete e immediate. Quali sono, a suo avviso, le più urgenti e le tematiche da affrontare?
R: Il mondo della ristorazione e, dunque, anche quello delle competizioni è in continua evoluzione, seguendo i nuovi trend gastronomici del mondo. Sta a noi a restare al passo con le nuove tendenze e trasmetterle poi ai colleghi della Federazione, per renderli partecipi a questi cambiamenti. Vorrei ricordare la sensibilità nella sostenibilità alimentare ed energetica e la valorizzazione e il rispetto della materia prima nelle fasi di preparazioni e servizio.
D: Muoversi e operare nel solco della Federazione Italiana Cuochi significa non essere mai da soli, avere attorno una grande squadra che ci sostiene e ci difende. Vivere in un contesto associativo come quello FIC significa anche sapere spendere bene il proprio tempo, tra la professione in cucina o a scuola, la vita privata e lo spirito federativo. Come si organizza in tal senso?
R: Gestire tre Compartimenti NIC, come già sottolineato, mi è possibile grazie alla collaborazione del Direttivo e di tutti gli Chefs, ma importantissimo è il supporto da parte di tutto il Team FIC, con cui mi relaziono in continuazione per condividere e programmare nuovi progetti.
D: Sappiamo che non è facile farlo in poche righe, ma ci descriva qui in breve la sua esperienza in FIC, dalla prima tessera sottoscritta fino ad oggi.
R: Sono tesserato FIC praticamente da sempre, mio padre è stato tra i pionieri della Federazione nei primi anni e mi ha trasmesso lo spirito associativo. È fondamentale per noi cuochi non restare isolati, chiusi in noi stessi, ma essere il più possibile presenti nelle varie iniziative, incontri, nel semplice stare assieme, anche attorno ad un tavolo degustando. Perché è anche questo un modo di crescita, non solo umana ma anche professionale.
D: Richiamando, infine, quel gioco di squadra di cui parlavamo, vuole lanciare un messaggio anche agli altri suoi colleghi FIC che ricoprono un ruolo analogo al suo?
R: Avere un incarico in FIC può essere anche un motivo gratificante e di prestigio. Ma non dobbiamo mai dimenticare la responsabilità e la fiducia che ci sono state date. Quindi, non rimanere seduti ma avere sempre un atteggiamento positivo e costruttivo, con attività e progetti più immediati e senza prorogare troppo. Ovviamente, nei limiti delle proprie possibilità.