La scuola e il lavoro, aspettative di un futuro – si spera – migliore per tutti
Gabriele Columbo, premiato come Migliore Allievo degli Istituti Alberghieri durante gli ultimi Campionati della Cucina Italiana, ha da poco terminato le superiori, ha frequentato l’Istituto Alberghiero “A. Perotti” nella sua città, Bari. Una città che, percorsa a piedi, può far perdere la testa anche al più scettico degli scettici, con il suo lungomare lunghissimo, la parte storica, i suoi richiami architettonici al mondo arabo ed i bellissimi palazzi storici.
Ci interessa sapere cosa ne pensa Gabriele dell’alternanza scuola-lavoro, un’esperienza formativa che da qualche anno è stata messa in pratica in Italia, per unire sapere e saper fare, per orientare gli studenti al lavoro dopo aver concluso la scuola dell’obbligo e per aprire la didattica al mondo esterno. Un cambiamento culturale per la costruzione di una via italiana al sistema duale, che riprende buone prassi europee, coniugandole con le specificità del tessuto produttivo ed il contesto socio-culturale italiano.
“Durante gli ultimi due anni di scuola – racconta Gabriele – ho iniziato a fare alternanza scuola-lavoro e, sebbene sia stato un po’ faticoso conciliare lo studio con il nuovo impegno, è stata un’esperienza importante, interessante, professionalizzante, perché ho avuto l’opportunità di fare pratica in una vera cucina e di lavorare in un team. Tutto questo mi ha permesso di crescere lavorativamente ed emotivamente, perché lavorare in una squadra composta da tante persone, come può essere una brigata di cucina, non è affatto semplice o scontato. Sono cresciuto molto e questo mi piace”.
Cosa ti ha spinto a scegliere la cucina come prospettiva lavorativa? Cosa ti aspetti dal tuo futuro?
“Ho scelto di studiare enogastronomia, perché sin da piccolo mi cimentavo a pasticciare in cucina con mia nonna. Può sembrare scontato ma è andata così e via via quel gioco si è trasformato in una vera e propria passione è diventata una vera passione. Adesso la cucina, rispetto a quando io ero un bambino è cambiata molto, non nel senso di impegno fisico, quello resta, ma nel senso figurato. Fino a qualche anno fa i cuochi non erano personaggi famosi come riescono ad esserlo adesso, a portarli alla ribalta ci ha pensato la tv e forse si è perso anche il senso di questo mestiere. Resta però uno dei lavori più belli al mondo, fare cucina con l’idea di far felici le altre persone è motivo di grande orgoglio per tanti di noi giovani cuochi, che però dobbiamo stare attenti a non farci ingannare dalle ingannevoli luci della ribalta”.
Ci sono buone prospettive di lavoro al momento per voi ragazzi?
“Penso che quello ristorativo sia un settore in continua crescita, soprattutto ad alti livelli, ed è in continua formazione. È un lavoro duro, bisogna avere appunto tanta passione, impegno e lavorare sodo. Grazie alla scuola ho anche intrapreso un’esperienza all’estero dove ho potuto affacciarmi a nuove culture e tradizioni. Confrontarsi con altri popoli, altre culture serve a fortificare le proprie radici e ad ampliare i propri confini mentali. Spaziare in cucina e avere consapevolezza di quello che si sta trasmettendo è molto importante”.
Cosa può fare la scuola per aiutarvi nell’inserimento del mondo del lavoro e cosa può fare la Federazione Italiana Cuochi?
“Per me il lavoro svolto dalla Federazione Italiana Cuochi conta molto, soprattutto perché insegna a vivere l’associazionismo, il gruppo, il fare squadra. Con la FIC ho la possibilità di tenermi sempre aggiornato e frequentare corsi tenuti da professionisti del settore; in più può darti una mano a trovare un posto di lavoro in Italia o all’estero e queto è importante. Tutte le figure di brigata di cucina in questo momento sono molto ricercate, e penso che questo sia dovuto al fatto che la professione del cuoco non è semplice e alla portata di tutti. Tuttavia, penso che questo lavoro se fatto in completa serietà e in un ambiente sano sia molto gratificante, appagante e riesce a dare soddisfazioni che altri non potrebbero”.