Comunicazione e Cerimoniale FIC: ruoli “delicati” per Roberto Rosati
di Redazione
Che Roberto Rosati sia ormai tagliato per i ruoli istituzionali “delicati” (o “sensibili”, se vogliamo) nel mondo FIC, è assodato. Non solo, infatti, da anni guida con dinamismo e grande operatività il DSE (Dipartimento Solidarietà Emergenze FIC), chiamato a intervenire ogni qualvolta si verifichi, ahi noi, una emergenza nel nostro Paese (terremoti, alluvioni, ecc…), ma oggi è stato chiamato anche a coordinare il comparto della Comunicazione e l’Ufficio del Cerimoniale. Due ruoli che non hanno certo bisogno di spiegazioni e che vedono in numerosi momenti dell’anno federativo l’allestimento e la cura dettagliata di incontri ed eventi di carattere istituzionale. Ruoli che Rosati svolge con altrettanta padronanza, come si evince anche dalle risposte alla nostra intervista.
La nomina a responsabile nazionale del Compartimento Comunicazione e come Capo dell’Ufficio del Cerimoniale significa essere investito di una grande responsabilità. Al di là della gioia e dell’onore di tale incarico, come sta pianificando questi anni di forte impegno che la attendono e che già sono in atto?
“Con questo nuovo mandato, si aggiunge alla mia nomina di coordinatore della Comunicazione della Federazione Italiana Cuochi anche quella di Capo dell’Ufficio del Cerimoniale. In entrambi i ruoli cerco costantemente di strutturare un lavoro di squadra basato sulla pianificazione e la condivisione di idee, per poi trovare una concreta sintesi. Ho la fortuna di collaborare con persone altamente professionali, competenti e propositive, che hanno a cuore la Federcuochi e che vivono ogni giorno l’evolversi del mondo della ristorazione sulla propria pelle”.
Oggi la ristorazione sta cambiando molto rapidamente. Anche il settore che lei è stato chiamato a guidare e coordinare chiede risposte sempre più concrete e immediate. Quali sono, a suo avviso, le più urgenti e le tematiche da affrontare?
“Il mondo della ristorazione, e in particolare quello della ristorazione italiana, oggi ha l’esigenza di mantenere e migliorare l’effetto mediatico che ha avuto negli anni passati, riempendolo di contenuti validi che ben descrivono le professionalità che lo compongono. Solo così il Governo e le Istituzioni in generale riusciranno a capire le reali esigenze del comparto e a creare i giusti strumenti per permetterci di evolverlo. Questo si ottiene sicuramente con il lavoro sul campo, cosa che facciamo con gli altri Compartimenti e Dipartimenti FIC, e anche con il racconto puntuale di quanto prodotto dalla nostra Associazione sia a livello nazionale che a livello regionale e territoriale. Con l’ufficio del Cerimoniale, sempre su questa scia, cerchiamo di pianificare eventi dando ad ogni partecipante il giusto risalto a seconda del ruolo che riveste. Siamo così in grado di avere le giuste procedure per accogliere e “coccolare” nei nostri eventi istituzionali le teste coronate così come i capi di Stato, manager di grandi, piccole e medie aziende, così come le persone del mondo della cultura, le dirigenze, così come i nostri associati più recenti. Tutti hanno un ruolo da protagonista quando alle spalle c’è chi struttura l’evento”.
Muoversi e operare nel solco della Federazione Italiana Cuochi significa non essere mai da soli, avere attorno una grande squadra che ci sostiene e ci difende. Vivere in un contesto associativo come quello FIC significa anche sapere spendere bene il proprio tempo, tra la professione in cucina o a scuola, la vita privata e lo spirito federativo. Come si organizza in tal senso?
“Chi vive l’associazionismo da dirigente sa che deve donare parte del suo tempo all’Ente e/o un segmento dello stesso, che è chiamato a gestire. In Federazione Italiana Cuochi questo ruolo è più semplice, perché tutto si fa in squadra e quindi ognuno di Noi ha accanto a sé un team di Volontari (come tra l’atro sono anche io!) che condivide le scelte e le supporta. Così non si è mai soli e, soprattutto in caso di impedimento, c’è sempre chi può portare “in porto la nave”.
Sappiamo che non è facile farlo in poche righe, ma ci descriva qui in breve la sua esperienza in FIC, dalla prima tessera sottoscritta fino ad oggi.
“La mia prima tessera è stata firmata (allora si firmavano!) nel gennaio 1994, con l’Associazione Provinciale Cuochi di Roma, il cui presidente era il compianto Gaetano Scalisi. Da lì, ogni anno della mia vita è stato scadenzato da una tessera FIC, prima cartacea, poi in formato card e per un piccolo periodo anche rinnovata con un semplice bollino. Il prossimo anno saranno 30 anni che ho il piacere e l’onore di vivere questa Associazione, nella quale sono cresciuto facendo la sana gavetta che oggi mi permette di conoscere in maniera dettagliata l’Ente. Sono stato prima associato “semplice”, poi consigliere dell’Associazione Provinciale Cuochi Latina, poi vicepresidente della stessa, consigliere, poi responsabile social e per due volte segretario dell’Unione Regionale Cuochi Lazio. Ho avuto anche l’onore di essere consigliere nazionale per due mandati”.
Richiamando, infine, quel gioco di squadra di cui parlavamo, vuole lanciare un messaggio anche agli altri suoi colleghi FIC che ricoprono un ruolo analogo al suo?
“Tutti i miei colleghi sanno da anni come la penso e proprio per questo c’è sempre stato all’interno della dirigenza il gioco di squadra, pur conservando ognuno di noi le proprie idee ed opinioni e alla fine per il bene dell’Ente si è sempre trovata una sintesi comune. Come in altri campi, per essere performanti bisogna saper mettere da parte gli individualismi e ragionare per la collettività”.