L’incarico speciale per Stefano Pepe nelle relazioni con i Media e la Press
di Redazione
D: La nomina a responsabile nazionale con “incarico speciale” nelle relazioni con i Media e con la Stampa in generale significa essere investito di un grande responsabilità. Al di là della gioia e dell’onore di tale incarico, come sta pianificando questi anni di forte impegno che la attendono e che già sono in atto?
R: Il mio ruolo, a differenza degli altri colleghi responsabili di Compartimenti e Dipartimenti, non riveste attività di pianificazione ed altro, le mie mansioni sono fatte di relazioni e contatti con giornalisti, Enti pubblici e privati, uffici ed organizzazioni di “comunicazione”, da cui mi giungono varie richieste di informazioni o di contatti “mirati” con personaggi del nostro Ente federativo di categoria. Talvolta anche di dirette collaborazioni editoriali continuative con redazioni anche importanti.
D: Oggi la ristorazione sta cambiando molto rapidamente. Anche il settore che lei è stato chiamato a guidare e coordinare chiede risposte sempre più concrete e immediate. Quali sono, a suo avviso, le più urgenti e le tematiche da affrontare?
R: Siamo in pieno momento storico dove la velocità di “risposta” e l’immediatezza sono essenziali per svolgere non solo il mio incarico, ma un po’ tutti i contesti lavorativi di ogni settore. Chi sa rispondere prima alle esigenze del “mercato”, vince! Chi temporeggia o si perde con tempistiche lunghe nel far fronte alle cose o esigenze, è destinato a morire. Nel mio contesto, quando ricevo una telefonata o una mail alla mia “istituzionale FIC”, cerco di dare riscontro e risposte immediate o, al massimo, in un paio di giornate; questo genera subito da parte dell’interlocutore affidabilità, sistema e professionalità verso il nostro Ente. Finora ci sono sempre riuscito, anche a costo di fare le ore piccole, prodigandomi, come è successo, anche lunghe ore di notte, anche dopo la mia solita giornata passata tra i fornelli.
D: Muoversi e operare nel solco della Federazione Italiana Cuochi significa non essere mai da soli, avere attorno una grande squadra che ci sostiene e ci difende. Vivere in un contesto associativo come quello FIC significa anche sapere spendere bene il proprio tempo, tra la professione in cucina o a scuola, la vita privata e lo spirito federativo. Come si organizza in tal senso?
R: La parolina magica è pianificare e anticipare con il “lavoro” tutto ciò che è possibile fare, naturalmente questo da parte mia. Il problema è quando una mia “prestazione” dipende da qualcun altro o collega: ognuno ha ritmi e tempistiche diverse, che dobbiamo accettare e rispettare. Noi tutti, con i nostri incarichi nella Federcuochi, ci attiviamo a titolo gratuito e le nostre “bollette” di casa vengono pagate con le nostre prestazioni di lavoro di dipendente o altro, per cui sapere spendere bene pianificando e organizzando il proprio tempo tra professione, vita privata e il nostro apporto a FIC è fondamentale, se non vitale, almeno per me.
D: Sappiamo che non è facile farlo in poche righe, ma ci descriva qui in breve la sua esperienza in FIC, dalla prima tessera sottoscritta fino ad oggi.
R: Il mio ingresso in FIC, se ben ricordo, è avvenuto con il mio primo tesseramento nel 2000, attraverso la storica Associazione Cuochi Terme Euganee e Padova, il cui Presidente era Ottaviani Archimede, personaggio carismatico e di grande “appeal”. Allora vi erano oltre 460 iscritti, rammento che già dopo 6 mesi mi indicava come suo successore alla Presidenza. Qualcun altro però in Regione (Unione Cuochi Veneto) aveva già altri progetti su di me, dove mi aspettavano 3 interi mandati di Segreteria Generale, maturandomi con il corretto “spirito federativo” e alla vita associativa. In FIC Nazionale è stata la grande stima nella mia persona dell’indimenticabile Segretario Gianpaolo Cangi, che mi propose di entrare nella redazione de IL CUOCO, che mi ha aperto la strada ad un livello più alto nella Federazione, contribuendo anche a costruire un rapporto cordiale ed amichevole con l’allora Presidente Caldana. Il resto è storia più recente e conosciuta: con l’insediamento del Presidente Rocco Pozzulo, subito incarico nella Comunicazione FIC con attinenza a “Media Press”, questo ha fatto di me un personaggio conosciuto e addentrato nell’editoria settoriale che conta (Italia a Tavola – Zafferano Magazine – Stile Tartufo – Sala&Cucina). La voglia di mettermi sempre in discussione e di crescere, attraverso il nostro Ente, l’inserimento nell’albo degli “ALTI FORMATORI FIC” e nel nuovo ordine dei “MAESTRI DI CUCINA” , che mi permette di effettuare esperienze formative verso colleghi professionisti lungo l’Italia e non solo, consentendomi ulteriori belle amicizie ed il “crescere” al pari di un curioso adolescente, anche alla soglia dei miei oltre 65 anni di età, è tutto molto gratificante.
D: Richiamando, infine, quel gioco di squadra di cui parlavamo, vuole lanciare un messaggio anche agli altri suoi colleghi FIC che ricoprono un ruolo analogo al suo?
R: Mi permetto di dire e fare una precisazione: una cosa è fare gioco di squadra ed altra cosa è “fare squadra”. Parlo della mia esperienza personale, prima cosa essenziale è “fare squadra” nel gruppo di lavoro, per perpetrare meglio all’obbiettivo del migliore “gioco”. Un campione come Ronaldo assieme ai suoi compagni fa gioco di squadra per il risultato positivo finale; un Rivera, sempre legato ai colori del Milan, così Mazzola a quelli dell’Inter, oppure un Maradona facevano la squadra, conseguendo memorabili e storici traguardi assieme ai compagni. Questo perché avevano creato e fondato nei loro stessi compagni, come in loro, il senso di appartenenza, costruito e basato sul fatto di essere un vero gruppo di lavoro. Questo è il mio messaggio.