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DPCM 01.04.20 – Rapporto ISMEA agroalimentare

Cari Dirigenti ed associati FIC,

inviamo un aggiornamento con in allegato:

  • l’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1 aprile 2020, e congiuntamente
  • il Rapporto ISMEA, interessante analisi sulla domanda e l’offerta della filiera alimentare nelle prime settimane di diffusione del virus Covid 19.

Nel rapporto sono mostrati alcuni indicatori della tenuta di diversi settori della filiera alimentare, ma anche i segnali di come lo scenario stia oggi mutando rapidamente, soprattutto per la forte contrazione dell’expo.

In particolare, la crisi del canale Horeca a causa dell’emergenza sanitaria e la sua progressiva chiusura sia in ambito nazionale che internazionale, è un fattore che penalizza  anzitutto prodotti di gamma alta o medio-alta (come ad esempio il vino o i formaggi), che sono voci importanti dell’export agroalimentare italiano.

La ricerca rappresenta inoltre una situazione nella quale si stanno rilevando: carenze di manodopera nel settore agricolo, criticità a livello di logistica e trasporti e difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime sulle quali l’Italia non è autosufficiente.

I numeri rappresentano chiaramente che il tessuto primario del nostro comparto alimentare è costituito da piccole imprese e/o microaziende: oltre 1 milione di attività in un comparto che occupa complessivamente oltre 3,6 milioni di addetti, con 700mila aziende agricole e piccole imprese, 70mila fra società di distribuzione e industrie alimentari, delle quali il 70% sono imprese artigiane legate saldamente alle proprie culture territoriali, e insieme oltre 300 mila attività di ristorazione.

Se è grazie alle piccole aziende che l’Italia può vantare numerosi primati produttivi, soprattutto per la qualità  dei suoi prodotti riconosciuti DOP, DOC, IGP., sono oggi le micro imprese con ridotta capacità finanziaria, che insieme alle strutture ristorative, risentono maggiormente della crisi. In uno scenario di questo tipo il mancato aiuto delle istituzioni a sostegno di queste attività e la loro scomparsa produrrebbe conseguenze disastrose sull’enogastronomica italiana e i suoi prodotti, protagonisti assoluti negli ultimi decenni sui mercati mondiali, con oltre 40 miliardi di esportazioni e un indotto di turismo difficilmente quantificabile.

 Cordiali saluti

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