La voce di protesta che guida i ristoratori

La voce di protesta 

che guida i ristoratori

Intervista a cura del Dipartimento Lavoro FIC

Tra i ristoranti, le cucine, le sale addobbate e le tavole apparecchiate, ci è praticamente nato e cresciuto. Figlio di cuochi, ristoratore da sempre, anche quando da adolescente si immaginava il suo futuro lavoro, Pasquale Naccari abbiamo imparato a conoscerlo meglio in questi mesi travagliati che purtroppo non si sono ancora conclusi. Mesi in cui parole come lockdown, emergenza, Covid-19, Coronavirus, hanno nella maggior parte dei casi stravolto le vite di milioni di italiani. Cuochi e ristoratori compresi. Un intero comparto che ha sofferto e che soffre ancora, che ha serissime difficoltà anche solo a intravedere nuove prospettive nel presente e nell’immediato futuro. 

Ma l’ottimismo è d’obbligo. Non è nello stile FIC stare a guardare, tutt’altro! Dal primo istante di questa surreale emergenza, la Federazione Italiana Cuochi è stata al fianco dei propri associati, collaborando anche con persone di alto valore morale e professionale. Come Pasquale, calabrese di origine, toscano di adozione, come il nostro responsabile del Dipartimento Lavoro, Giuseppe Ferraro, con cui Naccari ha collaborato e protestato insieme, quando è servito per difendere la ristorazione, unendo le forze di ristoratori e cuochi, due categorie legate indissolubilmente tra loro. 

Lo abbiamo intervistato, Pasquale, per capire meglio le ragioni del suo movimento. 

“Abbiamo fatto molti sit-in, molte proteste – ci ha detto – partendo dalla mia terra, dalla Toscana, ma avendo chiaramente presente, purtroppo, i disagi e le difficoltà di migliaia di ristoratori di tutta Italia. Così le nostre proteste, non certo fini a se stesse, si sono allargate da Siena e provincia a tutta la regione e poi anche in collaborazione con altre regioni, come Umbria, Marche e Lazio”. Tra le lotte subito iniziate dal movimento di Naccari, la richiesta di eliminare una parte importante di tasse relative ad esempio alla Tari, già abbastanza pesante per chi ha o gestisce un locale. “A prescindere dall’emergenza Coronavirus – ha spiegato Pasquale – se ci riflettiamo, molti problemi legati alla categoria si trascinano da anni. Con la Federazione Italiana Cuochi abbiamo collaborato e continuiamo a collaborare. Con Giuseppe Ferraro, che guida un Dipartimento FIC importante come il Lavoro, siamo stati ospiti in alcune trasmissioni tv e fatto sit-in insieme. Vengo da una famiglia di cuochi, oltre che di ristoratori, e dunque comprendo le esigenze e le problematiche di entrambe le categorie”.

Secondo Naccari, in questi mesi di emergenza è mancata una visione precisa delle esigenze del settore ristorazione, che non ha bisogno di assistenzialismo bensì di sostegno. “Oggi – ha aggiunto – ci siamo concentrati su richieste ancora più specifiche, come i problemi riscontrati con sagre e feste di paese, eventi non sempre legati alle tradizioni culturali e ai nostri prodotti gastronomici, con finti e improvvisati ristoranti. Chiediamo che vengano consentite e autorizzate solo le manifestazioni in perfetta regola e che abbiano protocolli coi singoli territori e i prodotti tradizionali. Non si può pensare, inoltre, di aprire una attività di ristorazione, che è una cosa seria, in una qualunque casa o cascina. Siamo contro l’apertura indiscriminata di attività commerciali senza regole”. 

E l’elenco delle richieste del movimento è ancora lungo: “Stiamo cercando di creare un movimento a livello nazionale: l’Associazione Ristoratori Toscana conta oggi duemila associati con tessera e ha iscritti al gruppo ottomila operatori. Chiediamo, dunque, a gran voce la defiscalizzazione del costo del lavoro, che lo Stato si assuma ad esempio i costi dei contributi, che punti sulla formazione; chiediamo una moratoria sulla Legge Bersani e le liberalizzazioni, per quanti si stanno indebitando e per non essere attaccati da concorrenti sleali; la defiscalizzazione delle assunzioni; interventi mirati e precisi per sostenere il turismo, che è morto in questi mesi. Alle richieste istituzionali, poi, aggiungiamo richieste mediatiche, per esempio che pseudo-esperti non intasino le trasmissioni tv facendo terrorismo psicologico. Ci chiediamo, infine, perché tante attività, come gli sport da contatto siano ripartiti, assieme a discoteche, piscine, ecc…, e luoghi come i ristoranti debbano continuare ad essere penalizzati? Crediamo sia sufficiente al tavolo la distanza classica e garantita quella tra i vari tavoli nelle sale”. 

L’immediato futuro Pasquale Naccari lo vede in salita: “Dagli Stati Generali di qualche giorno fa – ha concluso – non credo sia venuto fuori nulla di utile. Mi sembra proprio nulla. La piazza sarà necessaria: l’abbiamo già fatta a Firenze a maggio scorso. Abbiamo contatti con tante regioni. L‘obiettivo adesso è incontrarsi e decidere assieme!”… 

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