L’UNESCO ha ufficialmente riconosciuto la cucina italiana come patrimonio immateriale dell’umanità, un riconoscimento che premia non solo i sapori ma soprattutto le pratiche, i valori sociali e la cultura che animano la nostra tavola quotidiana.
Si tratta di un riconoscimento storico: per la prima volta nella storia, l’UNESCO ha inserito una cucina nazionale nella sua interezza tra i beni culturali immateriali del mondo.
Un patrimonio vivo, sociale e condiviso
Secondo la decisione del Comitato intergovernativo UNESCO, la cucina italiana non è solo un insieme di piatti, ma una pratica culturale e sociale viva, fatta di:
- Rituali di preparazione e condivisione del cibo, come il pranzo della domenica o la cena in famiglia
- Trasmissione di conoscenze tra generazioni, dai gesti delle nonne alla tavola di tutte le famiglie italiane
- Rispetto delle stagioni e sostenibilità, con l’uso di prodotti locali e rispetto per la biodiversità
- Inclusione sociale, dove l’atto stesso di cucinare e condividere crea legami e senso di appartenenza
L’UNESCO ha definito la cucina italiana come una “miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie”, capace di esprimere amore, benessere e identità culturale attraverso il cibo.
Il Presidente della Federazione Italiana Rocco Pozzulo dichiara con entusiasmo sulla nomina: “Questo traguardo valorizza l’identità culturale italiana nel mondo, rafforza il ruolo della gastronomia come esperienza di comunità e dialogo interculturale e accresce l’appeal turistico del nostro Paese, invitando visitatori da ogni parte del globo a scoprire non solo monumenti e paesaggi, ma anche esperienze autentiche a tavola.
La cucina italiana è una celebrazione di diversità e tradizione: un mosaico di cucine regionali e locali, ognuna con i propri ingredienti, tecniche e saperi. Dal nord al sud, il filo conduttore resta la convivialità, il rispetto per gli ingredienti e la gioia di stare insieme attorno alla tavola.
Con questa iscrizione, l’Italia non celebra soltanto piatti iconici come pasta, pizza o tiramisù, ma un intero modo di vivere il cibo che da sempre unisce famiglie, comunità e culture.”
Una candidatura radicata nel tempo
Il percorso per ottenere questo riconoscimento è stato lungo e frutto di un lavoro collettivo che ha visto il coinvolgimento di istituzioni culturali, chef, accademie e comunità locali. Il dossier di candidatura, sottolinea l’UNESCO, rappresenta saperi e pratiche accumulate negli ultimi sessant’anni e più
È importante ricordare che questo nuovo riconoscimento non sostituisce altri elementi gastronomici già patrimonio UNESCO, come la Dieta Mediterranea, iscritta nella lista dal 2010 e condivisa con altri paesi del bacino mediterraneo
Ufficio Stampa




